PROCESSO PFAS SOLVAY / SYENSQO, L’AZIENDA OFFRE CIFRE IRRISORIE ALLE PARTI CIVILI. COMITATI E ASSOCIAZIONI: SI CALPESTA IL DIRITTO ALLA VITA E A UN AMBIENTE PULITO.
ALESSANDRIA. 25.03.25. E’ ormai una notizia di dominio pubblico l’offerta economica, a cifre irrisorie, financo offensive, e irrispettose dei danni provocati dall’ex Solvay, oggi Syensqo, nei confronti delle parti civili, in particolare dei singoli cittadini. L’azienda, nell’ambito del processo in cui è chiamata a rispondere di disastro ambientale colposo presso il Tribunale di Alessandria, sta attualmente trattando con le oltre 300 parti civili (cittadine e cittadini, Associazioni, Comuni, Regione Piemonte, Ministro dell’Ambiente) che si sono costituite davanti al Giudice nel maggio 2024. Comitati e associazioni invitano tutte le parti civili, incluse le associazioni ambientaliste e gli enti pubblici, a rifiutare le condizioni economiche proposte dall’azienda e fare in modo che sia il Tribunale di Alessandria, all’esito di un processo, ad accertare tutte le responsabilità del disastro ambientale in cui versa l’area alessandrina.
Gli ex direttori di Solvay, Stefano Bigini e Andrea Diotto, devono rispondere dell’accusa di disastro ambientale colposo per “aver omesso di provvedere al più efficace risanamento della pregressa contaminazione del sito e al più sicuro contenimento del rilascio dei contaminanti sia nella falda sottostante lo stabilimento che a valle, ove è accertata la diffusa contaminazione da PFAS”, si legge nel decreto del rinvio a giudizio firmato dal pubblico ministero Enrico Cieri. Oltre alla costante contaminazione da sostanze storiche come il cloroformio, tra i motivi dell’imputazione si legge “per aver, con siffatte condotte e omissioni colpose, perpetrato e aggravato la già sensibile alterazione delle matrici ambientali dell’acqua, aria e del terreno”. Syensqo attualmente sta offrendo alle parti civili una sorta di “risarcimento” monetario, ma le cifre offerte sono irrisorie: poche migliaia di euro per i singoli cittadini, qualche centinaio di migliaia di euro per i Comuni. Secondo quanto trapela a mezzo stampa al Comune di Alessandria l’azienda avrebbe offerto 100 mila euro, poco più di un euro per ogni abitante. Alle associazioni ambientaliste costituite parti civili l’offerta scende a circa 20 mila euro, mentre alle singole persone l’importo ammonterebbe a 3500 euro, oltre a mille euro di contributo per le spese legali. Greenpeace Italia, Comitato Stop Solvay e Vivere in Fraschetta ritengono queste cifre irrispettose dei danni subiti da ambiente e salute pubblica: evidentemente per l’azienda il diritto alla salute e a vivere in un ambiente pulito e non contaminato hanno scarsissimo valore. Greenpeace Italia, Comitato Stop Solvay e Vivere in Fraschetta condannano questo comportamento che, benché lecito, è messo in atto dall’azienda non per riconoscere un giusto risarcimento per i danni causati dalla produzione chimica, ma esclusivamente per accorciare i tempi del processo e affievolire le pene sui reati commessi. La salute delle persone e dell’ambiente non vale nessuna cifra, tanto più alla luce dell’ormai evidente e dimostrato inquinamento da PFAS delle matrici ambientali, della conseguente contaminazione della popolazione (come confermano i recenti dati della prima fase del biomonitoraggio messo in atto dalla Regione Piemonte) e dei costanti incidenti che provocano fuoriuscite incontrollate di sostanze tossiche (come la recente perdita in aria di perfluoroisobutene, PFIB, una sostanza tossica). La vita e la salute delle persone che abitano il territorio non hanno un valore economico e nemmeno tutti i soldi di questo mondo possono risarcire i danni subiti. L’unico risarcimento giusto per la popolazione è il blocco della produzione e la bonifica del territorio compromesso. Non da ultimo il Presidente della Commissione Ambiente e Sicurezza del Comune di Alessandria, Dott. Adriano Di Saverio, dopo la riunione del 6 marzo 2025 e la relazione della Dott.ssa Scrivanti, Direttrice Arpa, ha espresso con fermezza la sua preoccupazione. I dati rilevati da Arpa confermano livelli allarmanti di PFAS inclusi PFOA, da tempo banditi perché cancerogeni. Questa situazione impone una riflessione seria sulle conseguenze di un eventuale patteggiamento che rischia di tradursi in un sostanziale via libera al perpetuarsi del disastro ambientale in corso, senza alcuna reale assunzione di responsabilità, né garanzia di bonifica per il territorio. Proprio in queste settimane in Veneto, nel corso del dibattimento per il caso Miteni che presenta numerose analogie con la situazione alessandrina, le richieste di risarcimento di alcune delle parti civili coinvolte anche nel processo di Alessandria ammontano a cifre estremamente elevate. Syensqo invece sta offrendo spiccioli in cambio di impunità e della possibilità di continuare a produrre e dunque inquinare, e questo, per Greenpeace Italia, Comitato Stop Solvay e Vivere in Fraschetta, è inaccettabile. Prima di valutare qualsiasi offerta risarcitoria da Syensqo, gli enti pubblici come Regione, Provincia e Comuni coinvolti dovrebbero avere un’unica priorità: azzerare l'esposizione dei cittadini a queste sostanze tossiche che si trovano nell’acqua, nell’aria e negli alimenti e, dunque, l’arresto della loro produzione e del loro utilizzo e la contestuale bonifica ambientale dell’area interessata.
Greenpeace Italia
Comitato Stop Solvay
Vivere in Fraschetta